Lo sviluppo neuro e psicomotorio del bambino


Ogni bambino cresce seguendo un ritmo tutto suo, ma ci sono tappe comuni che raccontano come si sviluppano il cervello, il movimento e le emozioni.
Lo sviluppo neuro e psicomotorio è proprio questo: il modo in cui il cervello e il corpo imparano a lavorare insieme per permettere al bambino di muoversi, pensare, comunicare e relazionarsi con gli altri.


Le tappe principali dello sviluppo psicomotorio

Nei primi anni di vita il cervello del bambino cambia e cresce molto velocemente.
Durante questo periodo si formano milioni di nuove connessioni tra i neuroni, si sviluppano le vie nervose che permettono di muoversi e reagire agli stimoli e il cervello impara dall’esperienza e dalle emozioni che il bambino vive ogni giorno.

Per tale ragione l’ambiente, il gioco e il rapporto con i genitori hanno un ruolo fondamentale: il cervello del bambino “assorbe” tutto ciò di cui ha esperienza.

Ogni bambino segue i propri tempi, ma queste sono alcune tappe indicative dello sviluppo:

Nei primi tre mesi di vita, il neonato inizia a prendere coscienza del proprio corpo. Solleva la testa quando è a pancia in giù, segue con lo sguardo chi si muove davanti a lui e comincia a rispondere ai sorrisi con piccoli sorrisi sociali. È il periodo in cui il contatto visivo e la voce dei genitori sono il suo principale punto di riferimento.

Tra i tre e i sei mesi, il bambino diventa più attivo: afferra gli oggetti, li porta alla bocca e scopre il piacere del movimento. Inizia a “parlare” con suoni e vocalizzi, cercando di imitare la voce degli adulti. Questo è anche il momento in cui sperimenta il rotolamento e coordina meglio i movimenti di braccia e gambe.

Dai sei ai nove mesi, il piccolo acquisisce maggiore controllo del tronco e riesce a stare seduto senza sostegno. Gioca con le mani e i piedi, si sposta sul tappeto e comincia a gattonare o a muoversi in modi creativi. Riconosce volti familiari e reagisce con entusiasmo quando vede mamma o papà.

Intorno ai nove-dodici mesi, arrivano nuove conquiste: si alza in piedi appoggiandosi ai mobili, fa i primi passi con aiuto e pronuncia le sue prime parole o sillabe significative. Imitare diventa il suo modo preferito per imparare: batte le mani, saluta, copia gesti e suoni.

Tra un anno e un anno e mezzo, inizia l’avventura del cammino autonomo. Il bambino esplora tutto ciò che lo circonda, spinto da una grande curiosità. Riconosce oggetti e persone, mostra le prime preferenze e inizia a imitare le azioni quotidiane degli adulti, come pettinarsi o “telefonare”.

Verso i due-tre anni, il linguaggio si arricchisce: forma piccole frasi, nomina ciò che vede, fa domande. Dal punto di vista motorio, corre, sale e scende, salta e sperimenta l’equilibrio. Il gioco “di finzione” – come cucinare per le bambole o guidare un’auto immaginaria – diventa un modo per capire il mondo.

Dai tre ai sei anni, il bambino affina sempre più la coordinazione e l’equilibrio. Riesce a lanciare e prendere una palla, a disegnare, a vestirsi da solo. Inizia a giocare con gli altri bambini, a condividere, a rispettare semplici regole. È un periodo di grande crescita non solo motoria, ma anche sociale ed emotiva.

Ricorda sempre che ogni bambino ha i suoi tempi. Alcuni imparano prima a camminare, altri a parlare: l’importante è che ci sia curiosità, partecipazione e voglia di esplorare.


Il ruolo delle emozioni e della relazione

Il movimento non è solo “fisico”: è anche emozione e comunicazione. Quando il bambino muove il corpo, esplora il mondo e scopre se stesso.
Un sorriso, un abbraccio, un incoraggiamento da parte dei genitori danno sicurezza e spingono il bambino a provare, a sperimentare e a crescere.

La relazione con mamma, papà o chi si prende cura di lui è quindi la base di tutto lo sviluppo.
Attraverso la relazione affettuosa, il piccolo impara a fidarsi, a gestire le emozioni e a sentirsi libero di esplorare.


Il gioco: il motore dello sviluppo

Il gioco è il modo naturale con cui il bambino impara. Attraverso il gioco il bimbo scopre il proprio corpo e i movimenti; sviluppa attenzione, memoria e fantasia e impara a comunicare e a stare con gli altri.

Lasciategli spazio per muoversi, toccare, costruire, inventare. Anche le attività semplici, come rotolare su un tappeto, impilare cubi o disegnare aiutano tantissimo lo sviluppo psicomotorio.


Quando chiedere consiglio

Non bisogna allarmarsi per piccoli ritardi, ma è bene parlarne con il pediatra o con uno specialista se:

  • il bambino non sostiene il capo dopo i 4 mesi;
  • non mostra interesse per l’ambiente o per chi gli sta intorno;
  • non gattona o non cammina dopo i 18 mesi;
  • non parla o usa pochissime parole dopo i 2 anni.

Un controllo precoce può essere utile per capire se serve un piccolo aiuto, ad esempio da un neuropsichiatra infantile, un fisioterapista o uno psicomotricista.


Lo sviluppo del bambino è un percorso unico, fatto di scoperte quotidiane.
Il segreto è osservarlo, incoraggiarlo e accompagnarlo con amore, senza fretta e senza paragoni.
Ogni nuova conquista – dal primo sorriso al primo passo – è il segno di un cervello e di un cuore che crescono insieme.

Dott.ssa Yoanna Henin – Psicomotricista

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